A Davoli la Naca accende la devozione
A Davoli, la sera del Venerdì Santo si accendono le fiammelle e il mistero.
Una lunga processione, accompagna il Cristo deposto con un rito, che affonda le radici in tempi lontanissimi e per compiersi sono necessari alberi votivi e decine e decine di lanterne, chiamate le candele del re.
A Davoli erano le fiaccole ricavate dall’essiccamento del tasso barbasso o come anche viene chiamata Candela del re. Infatti in molte culture questa pianta, molto comune nei territori del Davolese, ha avuto grande impiego nella vita quotidiana: da torcia per chi lavorava nei boschi a rimedio naturale che alleviava la fatica del cammino se messa nelle scarpe e poi ancora erba medica nelle comunità rurali. Foglie, radici e fiori usate per curare la fatica e i malanni.
Gli abeti utilizzati per la Naca di Davoli provengono dai boschi di Serra San Bruno, scelti con cura perché i loro rami dovranno sopportare il carico di lampioncini colorati durante la processione che accompagna la statua del Cristo lungo le vie del centro storico in un corteo affollatissimo di fedeli.
Dal 1600 si rinnova la tradizione di unire al rito religioso del Venerdì Santo quello, forse più pagano, della processione degli abeti illuminati che accompagnerà il sepolcro di Cristo. Gli abeti si mettono in viaggio dalle foreste delle Serre Calabresi verso Davoli accompagnati dalla benedizione del parroco al mattino presto fino al loro arrivo in paese. L’albero simboleggia il rapporto fra Terra e Cielo, tra mondo visibile e quello invisibile, estremo tentativo umano di elevarsi al livello spirituale. L’abete, posto al centro della manifestazione del Venerdì Santo di Davoli, è simbolo di immortalità presente in molte religioni e culture.
La mostra fotografica de La Naca di Davoli è stata ospitata a Matera nel 2019, all’interno del Complesso Casa Cava.
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