“BrechtDance”, le voci della solitudine al Politeama
Sarà un ritorno a casa emozionante domani sera, martedì 16 aprile alle ore 21, al Teatro Politeama di Catanzaro per due talenti della città protagoniste del nuovo appuntamento della rassegna PRO.S.A. “BrechtDance” è lo spettacolo firmato da Elena Gigliotti, in qualità di regista, insieme all’attrice Daniela Vitale.
La narrazione
Un’indagine sulla solitudine, nato durante lo stato di pandemia all’interno di Atlantide: una comunità di artisti e artiste che si sono incontrati virtualmente su piattaforme web, e che si sono interrogati sul senso del proprio lavoro durante un periodo complesso come quello emergenziale. In scena una performer viaggerà attraverso le voci di esseri umani che porteranno in scena la loro verità e la loro storia. Voci di persone anziane, sorde, migranti, senza fissa dimora, bambini, adolescenti, che viaggiano tra memoria, presente e futuro. E c’è la voce di Brecht, che viene da un passato apparentemente lontano ma oggi più che mai vivo.
Così la parola poetica si confonde con la confessione autobiografica, creando un tessuto sonoro e visivo sospeso tra la veglia e il sogno. Il lavoro avrà come punto di partenza l’intervista, basata su un incontro reale, emotivo, che sia anche e soprattutto cura per chi racconta e chi riceve la parola.
Il processo creativo si è nutrito di racconti e corpi danzanti, di dialoghi, canzoni, di scambio vivo tra persone tramite mezzi tecnologici, video, fotografia, registrazioni audio per ogni città diverse e, dunque, anche per Catanzaro. Ogni elemento è legato e tessuto insieme alle parole di Brecht, che diventano vita pulsante.
Il progetto
“BrechtDance” è una produzione del gruppo nO (Dance first. Think later) originariamente formato da giovani attori e attrici diplomati presso la Scuola di Recitazione del Teatro Stabile di Genova. Dalla frequentazione e dall’esperienza condivisa negli anni di studio, è maturato il desiderio di continuare a incontrarsi per lavorare creativamente sul linguaggio performativo contemporaneo e sulle pratiche del corpo e della parola anche come occasione di ricerca e crescita personale. «Facciamo teatro – dichiara il gruppo – abbiamo l’urgenza di svelare la menzogna in nome della ricerca di una verità che assume anche un’identità, quella dell’artista, a dispetto di una crisi in terza persona che rassicura».
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